Il conto satellite del turismo svizzero

 

L’Ufficio Federale di Statistica (UST) e il Segretariato di Stato dell’Economia (SECO) hanno recentemente pubblicato il conto satellite del turismo svizzero. Di cosa si tratta, che risultati ha offerto, e le prospettive di sviluppo
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    di Daniele Besomi

     

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    La domanda e l’offerta turistica

     

    In un breve articolo di presentazione del conto satellite del turismo svizzero (Azione del 10 settembre 2003) abbiamo sottolineato come il turismo sia un fenomeno eterogeneo, dal momento che coinvolge direttamente diversi settori economici, e come pertanto non sia possibile dedurre immediatamente il suo apporto al valore aggiunto e all’occupazione nazionale. Poiché questi dati sono fondamentali per una valutazione del fenomeno turistico, le organizzazioni del settore (e in particolare il World Tourism Organization) insistono affinché gli stati membri adottino un conto satellite del turismo, che sia compatibile tanto con i dati dei conti economici nazionali quanto con i conti satellite degli altri paesi. Vi è infatti la necessità di avere indicazioni più utili del rozzo indicatore dato dal numero di arrivi e pernottamenti, che non rivela gran che riguardo al contributo del turismo al valore aggiunto e all’occupazione nazionali e soprattutto non costituisce una valida guida alle politiche turistiche.

    Il conto pubblicato nel luglio di quest’anno su mandato del SECO e dell’Ufficio Federale di Statistica si inserisce in questo contesto. Prima di esaminare i principali risultati e le prospettive che questo strumento di analisi offre, è utile soffermarsi sui principi su cui esso si basa.

     

    La domanda turistica

     

    Il problema dell’eterogeneità delle attività legate al turismo è affrontato, contemporaneamente, da due diverse prospettive: quella della domanda esercitata dai turisti, e quella della produzione di quanto necessario a soddisfarla. Il turismo, a differenza di altri settori economici che si riconoscono per il loro prodotto, è definito dalla domanda di beni e servizi più disparati esercitata dai turisti. Il primo problema, dunque, è quello di identificare le componenti della domanda dei turisti. Un’utile suddivisione riguarda le branche caratteristiche del turismo (che comprendono l’albergheria, la ristorazione, i trasporti passeggeri, le agenzie di viaggio, le attività culturali, sportive e ricreative), le branche connesse al turismo (commercio al dettaglio, stazioni di servizio, sanità e attività sociali, e altro), e branche non specificamente legate al turismo (commercio all’ingrosso, altri beni e altri servizi).

    Una seconda distinzione riguarda i tipi di turisti: stranieri o visitatori interni, pernottanti o visitatori di giornata, in viaggio per piacere o per affari.

    I dati sono raccolti a partire dalla bilancia dei pagamenti (per quanto riguarda gli stranieri), da dati specifici dei vari settori, e da un’indagine del 1998 sul comportamento dei viaggiatori (quest’ultimo studio, l’unico del genere disponibile, ha determinato la scelta del 1998 come anno di riferimento). Una volta che queste cifre sono state rese omogenee tra loro e compatibili con lo schema del conto satellite, ne è risultata la tabella 3 (a sua volta ottenuta da tabelle più dettagliate che riflettono la distinzione summenzionata tra i vari tipi di turista).

     

    L’offerta turistica

     

    I beni e servizi che i turisti hanno acquistato devono, naturalmente, essere stati prodotti da qualcuno: contabilmente, alla domanda deve corrispondere un’offerta di pari valore monetario. Tuttavia, i summenzionati settori economici non producono esclusivamente per i turisti, ma anche per la popolazione locale. Una branca caratteristica del turismo come la ristorazione, per esempio, offre in totale in Svizzera servizi per 12.4 miliardi di Fr., mentre dalle indagini sulla domanda turistica risulta che i visitatori hanno acquistato prodotti del settore della ristorazione per 3.6 miliardi di Fr.

    È chiaro, dunque, che la produzione della ristorazione non può essere accreditata interamente al turismo. Il passo successivo consiste dunque nel calcolare la quota di utilizzazione turistica, vale a dire la percentuale della produzione che, in ciascun settore, ha origine dalla domanda turistica. I risultati sono riportati nella tabella 5, nella quale si legge, ad esempio, che nel caso della ristorazione il 29% della produzione totale del settore è acquistato dai turisti.

    Poiché ciascuna di queste branche ha una propria voce nel sistema della contabilità nazionale (ed è questa, naturalmente, la ragione per la quale si è scelta questa categorizzazione), una volta effettuati gli opportuni adeguamenti tra le metodologie di rilievo specifiche al turismo e quelle del sistema dei conti nazionali è possibile calcolare, settore per settore, il contributo al valore aggiunto nazionale e all’occupazione.

    Nel caso della ristorazione, sappiamo (grazie anche al censimento delle imprese svizzere effettuato nel 1998: la disponibilità di questo studio ha anch’essa contribuito alla scelta del 1998 come anno di riferimento del conto satellite) che dei 12 miliardi di produzione totale 5.7 miliardi consistono in produzione intermedia (acquisti di beni e servizi da parte del ristoratore: dalle verdure alle sedie), mentre 6.3 miliardi costituiscono il valore aggiunto del settore (il reddito complessivo di gestori, proprietari e lavoratori). Di questo reddito, tuttavia, come detto solo il 29% è attribuibile al turismo, cioè 1.8 miliardi.

    La tabella 6 riporta i dati per ciascuno dei nostri settori, dai quali è possibile calcolare il reddito totale addebitabile direttamente al turismo: 12.9 miliardi di Fr., corrispondenti al 3.4% del PIL nazionale.

    Dei nostri settori si conosce anche, sempre dalla contabilità nazionale, il numero di persone cui danno lavoro. In base ad un ragionamento analogo al precedente, applicando la percentuale di lavoro totale addebitabile al turismo (si tratta di una percentuale molto simile a quella degli impieghi turistici, ma con qualche correzione dovuta alle diverse produttività del lavoro nei vari settori) si ottiene, per ciascun settore e per l’intera nazione, il numero di posti di lavoro dovuti direttamente al turismo. Dei 3.1 milioni di posti di lavoro a tempo pieno in Svizzera (due impieghi a metà tempo sono equivalenti ad un impiego a tempo pieno), 165'480 sono accreditabili al turismo, per una percentuale del 5.2% (tabella 7).

     

     

    I risultati

     

    La domanda ...

     

    I dati e le tabelle che abbiamo appena riportato meritano qualche commento più dettagliato. Una volta calcolata la domanda di vari beni e servizi, suddivisi in distinti settori produttivi (albergheria, ristorazione, commercio al dettaglio, ecc.), gli autori dello studio hanno calcolato la percentuale dell’offerta complessiva addebitabile agli acquisti dei turisti; questo coefficiente è stato applicato alla produzione di valore aggiunto di ciascun settore, per ottenere il valore aggiunto attribuibile al turismo. In modo analogo si calcola anche l’occupazione legata al turismo.

    Il punto di partenza consiste nelle spese dei turisti. Nel 1998, anno di riferimento, i visitatori stranieri hanno speso 14.5 miliardi di Fr.: 11.4 miliardi coloro che hanno pernottato in Svizzera, 3.1 miliardi i visitatori di giornata. Le categorie principali della spesa totale sono l’alloggio (3.7 miliardi), la ristorazione (1.3), i trasporti (4.2, di cui 3.2 per trasporti aerei, 492 milioni in viaggi in treno e 300 milioni per le ferrovie di montagna), attività culturali e sportive (340 milioni), attività legate meno specificamente al turismo (commercio al dettaglio, benzina, ecc., per 2.4 miliardi) e servizi non connessi al turismo (2.4 miliardi).

    Il turismo interno porta, con una spesa di 16 miliardi, più della metà (53%) della domanda turistica totale. Il 30% è attribuibile al turismo di giornata (e questa è una delle grandi sorprese dello studio), altrettanto è speso da coloro che pernottano fuori domicilio, e l’11 % è legato ai viaggi di lavoro (quest’ultima è una quota relativamente bassa rispetto ad altri paesi: poiché la Svizzera è piccola, spesso è possibile sbrigare i propri affari e rientrare la sera). La figura 8 mostra la ripartizione della domanda turistica nei settori principali.

     

    ... e l’offerta

     

    Sul versante della produzione, le percentuali di uso turistico della produzione dei vari settori offrono spunti interessanti. Non è certo sorprendente scoprire che il 76% delle spese per alberghi sono effettuate dai turisti, né che il turismo giustifica l’intera produzione della agenzie di viaggio e il 93% delle spese per le ferrovie di montagna. I turisti, però, spiegano solo il 29% delle spese nel settore della ristorazione e il 5% del commercio al dettaglio. I biglietti di arti e spettacoli sono venduti a visitatori esterni solo in misura dell’11%; i musei fanno un po’ meglio (23%), mentre i turisti usufruiscono del 19% delle attività sportive e ricreative.

    Per quanto riguarda i redditi, dei 12.9 miliardi di valore aggiunto più di un quarto è attribuibile al settore alberghiero, il 14% alla ristorazione, il 21% ai trasporti (quasi la metà dei quali consistono in biglietti aerei: situazione destinata a cambiare con la scomparsa di Swissair e la diminuita importanza di Swiss), circa un decimo proviene dalle agenzie di viaggio, quasi altrettanto dal commercio al dettaglio.

    La ripartizione dell’occupazione nei vari settori turistici è più spostata verso i settori alberghiero (33%) e della ristorazione (19%), mentre trasporti (18%), agenze di viaggio e commercio al dettaglio (circa 8% ciascuno) impiegano meno personale di quanto producano valore aggiunto.

    Cosa significa? I dati complessivi dicono che il turismo contribuisce al 3.4% del valore aggiunto nazionale, generando il 5.2% dei posti di lavoro. Ciò è dovuto alla produttività del lavoro, che nei settori turistici (in particolare albergheria e ristorazione) è molto più bassa dei valori nazionali. Mentre in media ogni lavoratore occupato produce 120'000 Fr di reddito, in questi settori ne produce solo 58'000, poiché i processi produttivi non possono essere automatizzati oltre una certa misura. Il turismo, dunque, è un settore ad alto uso di manodopera, che per unità produce molto meno reddito della media nazionale ed è remunerata poco.

     

     

    Le prospettive di sviluppo

     

    Il conto satellite è, come abbiamo visto, una rappresentazione contabile dei disparati rami di attività legati alla domanda di beni e servizi esercitata dai turisti. Sarebbe tuttavia sbagliato pensare che il conto satellite non sia altro che una statistica qualunque con cui lastricare i cimiteri, già vecchia prima ancora di essere stata completata.

     

    Uno strumento d’analisi

     

    Il conto satellite è, prima di ogni altra cosa, uno strumento d’analisi la cui portata non si limita ad una rappresentazione statica di alcuni aspetti del fenomeno turistico, ma permette di studiare questo fenomeno nelle sue interrelazioni con il sistema economico nel suo complesso, sia quantitativamente che qualitativamente, sia in termini di fotografia del presente che di evoluzione nel tempo, sia con prospettive di registrazione statistica che di valutazione nelle scelte di politica turistica.

    Gli acquisti e la corrispondente produzione generati dal turismo non sono che una parte del sistema degli scambi nazionali. Tutti i settori della produzione, dall’agricoltura alla chimica, sono legati tra loro, in quanto si scambiano beni e servizi: la produzione dell’uno costituisce le materie prime dell’altro, direttamente o indirettamente. Per esempio, l’agricoltore usa concimi prodotti dalle industrie chimiche, le quali a loro volta usano alcuni prodotti agricoli (o loro derivati) come punto di partenza per i propri processi di trasformazione.

    Per rappresentare questi scambi, gli economisti e gli statistici impiegano una tabella, detta delle immissioni-erogazioni (o input-output), che riporta quanto ciascun settore acquista da ciascun altro settore (letto per colonna), e quanto ciascun settore vende a ciascun altro settore (lettura per riga). Questa tavola rappresenta i cosiddetti consumi intermedi, vale a dire l’insieme degli scambi di beni e servizi necessari alla produzione finale. Naturalmente per produrre è necessario anche impiegare del lavoro, la cui remunerazione (salari e profitti), unitamente alle imposte (che, con i redditi, costituiscono il valore aggiunto) e alle eventuali importazioni di materie prime e semilavorati, si aggiunge ai costi della produzione intermedia per determinare il valore della produzione finale. Queste relazioni riflettono le condizioni tecniche di produzione, che sono relativamente stabili nel tempo: le quantità di produzione totale cambiano anno per anno (ma sono relativamente semplici da calcolare), mentre la struttura produttiva (difficile da calcolare) non subisce alterazioni troppo radicali.

    I prodotti finiti (beni o servizi) sono venduti agli utilizzatori finali, come beni di consumo, oppure per effettuare investimenti, o per l’esportazione. Queste tre componenti &emdash;usi intermedi, usi finali e valore aggiunto (reddito) sono rappresentati in uno schema a tre settori, come illustrato in figura.

     

    Il conto satellite del turismo (come i conti satellite dell’educazione, dello sport o della sanità) è parte di questo schema. Mentre per un settore omogeneo come l’agricoltura si possono leggere tutte le transazioni nella riga e nella colonna appropriate, per le attività eterogenee come il turismo occorre attribuire a ciascun settore la quota derivante dalla spesa dei turisti. Gli estensori del conto satellite sono dunque partiti dagli usi finali, limitatamente al turismo, hanno ritagliato dalla tabella complessiva delle interdipendenze settoriali la parte riguardante il turismo, hanno ricavato la corrispondente quota di valore aggiunto e calcolato l’occupazione ad essa associata.

     

    Gli effetti indiretti

     

    Questo strumento permette in primo luogo di esaminare il turismo nelle sue interconnessioni con il resto del sistema economico: i turisti non sono più considerati, come è il caso delle statistiche sui pernottamenti, come una massa indifferenziata, ma come una fonte di domanda riconducibile a diversi settori, ciascuno dei quali compra e vende ad altri settori. Un esame dell’evoluzione della domanda nel tempo permette poi di identificare, qualitativamente e quantitativamente, i mutamenti nella natura del turismo e delle sue ripercussioni sul sistema economico nazionale. In questo ambito è inoltre possibile effettuare esercizi di simulazione, per valutare gli effetti economici di una supposta variazione nella quantità o nella composizione del turismo: si tratta, evidentemente, di uno strumento importante per la valutazione di diverse politiche turistiche, immaginabili non solamente come volte al puro aumento numerico dei pernottamenti, ma anche alla modifica della composizione qualitativa dei turisti.

    L’aspetto più interessante, tuttavia, riguarda la possibilità di computare gli effetti indiretti e indotti del turismo. Ogni acquisto effettuato dai turisti, infatti, comporta che qualcuno produca il bene o servizio corrispondente. Ciò ha due effetti: da un lato, per la produzione occorrono materie prime e semilavorati, che a loro volta devono essere prodotti. Le tavole input-output permettono di risalire all’indietro, passaggio per passaggio, calcolando l’incremento totale (diretto + indiretto) della produzione, con il corrispondente valore aggiunto e numero di occupati.

    Il secondo effetto (l’indotto) è dovuto al fatto che l’accresciuta produzione per i turisti comporta la creazione di reddito a disposizione della popolazione locale. Parte di questo reddito sarà spesa, rimettendo in moto il meccanismo descritto in precedenza. Vi sono tecniche matematiche che permettono di calcolare, in modo relativamente semplice (con un solo passaggio, anziché ripetendo all’infinito il ragionamento appena descritto) le implicazioni complessive di questi due effetti. Senza questo strumento, la cosa è semplicemente impossibile; e senza la consapevolezza riguardo ai principi in base ai quali tutto ciò è calcolato è facile cadere in interpretazioni erronee del significato di effetti indiretti e indotti.

    Il conto satellite per la Svizzera appena pubblicato è ancora in forma sperimentale, e si limita al computo delle conseguenze dirette del turismo trascurando per il momento le conseguenze degli investimenti in ambito turistico (la costruzione o la miglioria di alberghi, impianti di risalita, e così via). Oltre agli approfondimenti già programmati, e all’auspicata annualizzazione del conto, uno studio complementare, riguardanti gli effetti indiretti, è in corso di preparazione su mandato del SECO, e a suo tempo sarà interessante prendere nota dei risultati. Ulteriori prospettive sono poi legate alla realizzazione di studi regionali, la cui possibilità e utilità è riconosciuta teoricamente (ed è stata realizzata in pratica: in Svizzera si dispone di studi per il Vallese e per il Canton Berna, all’estero c’è l’esempio dell’Andalusia), ma che per essere realizzata abbisogna di risorse e, soprattutto, della volontà che può nascere solamente dalla comprensione del problema e dello strumento per risolverlo.

     


    Prossimo articolo, con riflessioni sull'opportunità di estendere la metodologia del conto satellite al caso ticinese.

     

    Riferimenti:

     

    G. Antille Gaillard e H. Rütter, Compte satellite du tourisme de la Suisse. Principes, méthode et résultats, OFS e SECO, 2003. Può essere odinato presso l’OFS, francese o tedesco, numero di comanda 251-0300, order@bfs.admin.ch, Fr. 20.-. Un riassunto in pdf si può scaricare dal sito dell'UFS.

    I citati studi regionali in Svizzera sono: H. Rütter e altri, Der Turismus in Wallis, Wertschöpfungstudie, Sitten: Department für Volkswirtschaft, Institutionen und Sicherheit, 2001; H. Rütter e altri, Turismus im Kanton Bern. Wertschöpfungstudie, Berner Studien zu Freizeit und Tourismus, 1995. 

     


    Questo articolo è stato pubblicato in Azione (settimanale di Lugano) il 1 ottobre 2003. © Daniele Besomi