Teorie del ciclo economico


4 Il ricorrere delle crisi

Il carattere ricorrente delle crisi è stato presto registrato dagli osservatori, anche se per diversi decenni si è preferito considerare le crisi come eventi unici, conseguenza di avvenimenti estranei al regolare sviluppo dell'attività economica.

Per il primo trattato dedicato esclusivamente al ciclo economico occorre attendere fino al 1860, anno in cui è pubblicata una monografia di Clément Juglar di cui ci occuperemo in un prossimo capitolo. Il carattere ricorrente delle crisi economiche, tuttavia, era già stato notato in precedenza da diversi autori, alcuni dei quali hanno tentato di riconoscerne le fasi specifiche, di valutarne il periodo e di individuarne le cause. Questi autori erano eccezioni in un ambiente intellettuale in cui "le crisi commerciali erano viste non come fasi di un ciclo economico ma come infelici interruzioni di una normale tendenza degli affari che sarebbe continuata indefinitamente se non fosse stato per le sfortunate circostanze che hanno portato al suo collasso. La loro osservazione del ciclo focalizzava sulla sua fase più evidente --la crisi. Di conseguenza, i primi tentativi di spiegare le crisi cercavano l'origine di ciascuna di esse in qualche particolare avvenimento del tempo. Non esistevano spiegazioni generali comuni a tutte le crisi, e alcuni autori avevano negato esplicitamente che una tale spiegazione potesse essere formulata". 1

Tra le cause delle crisi favorite dagli autori del tempo vi erano i dazi commerciali (l'esponente meglio conosciuto di tale tesi era Henry Carey ), seguiti dall'andamento dei raccolti, dalle tasse, e persino dal `giudizio di Dio'. 2 Tra gli economisti e scrittori di pamphlets americani il fattore che più ha suscitato l'attenzione era l'operare del sistema creditizio, la sua estensione e i suoi abusi. Tre meccanismi, in particolare, erano tra i più frequentemente evocati: in primo luogo, il credito permetteva di esagerare con la produzione e gli scambi nei momenti di alta fiducia nello stato del mercato; in secondo luogo, il credito legava tra loro gli operatori in seguito ai prestiti reciproci, che causavano tracolli a catena quando qualcuno si rivelava insolvente; infine, il credito sostituisce gli scambi in moneta nei momenti di prosperità, ma quando i venditori insistono nel volere contanti durante le depressioni le difficoltà si esasperano. 3 In Inghilterra, invece, si sottolineava più spesso l'importanza delle "manie" speculative, anche se i fattori psicologici e lo stato generale di fiducia erano talvolta citati pure negli Stati Uniti.

4.1. Le prime osservazioni del ciclo

La questione del ciclo, nella forma di ricorrere periodico delle crisi, è stata sollevata (anche se sporadicamente) molto presto: fin dagli anni 20 dell'Ottocento alcuni osservatori --tra cui, nota Schumpeter , mancavano gli economisti più rinomati, a loro discredito 4 -- avevano rilevato qualche forma di ciclicità nelle crisi, e si erano azzardati a valutarne il periodo. 5 Tra i primi riferimenti occorre citare Thomas Tooke, un uomo d'affari inglese poi diventato celebre come autore di una monumentale Storia dei prezzi. 6 Nel 1823 egli scriveva esplicitamente di `onde' nel movimento di prezzi, che attribuiva essenzialmente a cause esogene: cattive stagioni agricole, causando un aumento dei prezzi, inducono prestatori e mutuatari ad un eccesso di fiducia e incoraggiano indebitamente lo sviluppo del credito, che a sua volta aggrava le fluttuazioni nei prezzi. 7

Nel 1829 un anonimo americano (forse Condy Raguet) riporta che molti ritenevano che il periodo di oscillazione fosse all'incirca di 14 anni; John Wade, il direttore dell'Economist, nel 1833 osservava di passaggio che il ciclo commerciale si completa in 5-7 anni. 8 Nel 1838 Hyde Clarke pensava a una periodicità decennale, 9 presto seguito da diversi autori tra cui Marx . 10 Attorno alla metà del secolo il tema era discusso più frequentemente, e la valutazione del periodo si è assestata attorno ai 7-11 anni. 11

Con il consolidarsi dell'idea che le crisi scoppino ad intervalli più o meno regolari si moltiplicano anche le descrizioni delle varie fasi del ciclo. Il riconoscimento di periodi di prezzi crescenti, speculazione, prosperità, prezzi decrescenti e depressione era già luogo comune nel 1829. 12 Nel 1837 Samuel John Lloyd (Lord Overstone) ha azzardato una descrizione di dieci fasi: quiete, miglioramento, accresciuta fiducia, prosperità, eccitazione, eccesso di commercio, convulsione, pressione, stagnazione, turbamento, e ritorno alla quiete. 13 Una tale descrizione è analiticamente poco utile ma, come commenta Schumpeter, "la sequenza ha ugualmente senso". 14 La categorizzazione più semplice include naturalmente due sole fasi, una crescente e una decrescente; la crisi, il momento di transizione tra la crescita e la depressione, occupa per gli autori dell'Ottocento un posto di rilievo che perderà solo nel secolo successivo.

Con il riconoscere del ciclo come fenomeno autonomo dotato di specifiche caratteristiche nascono anche i primi tentativi di darne una spiegazione teorica. Nel 1839, per esempio, James Wilson ha proposto una spiegazione dell'alternarsi delle condizioni sul mercato del grano in termini della azione reciproca di prezzi e quantità prodotte: bassi prezzi scoraggiano la produzione; i campi peggiori sono abbandonati, e dopo qualche tempo la produzione effettivamente diminuisce. Ma ciò causa un aumento dei prezzi, che induce a coltivare di nuovo a grano terre via via meno fertili, così che dopo qualche anno la produzione aumenta di nuovo, provocando una caduta dei prezzi; da qui, il ciclo si ripete. Wilson riteneva che tale processo fosse accentuato dalla Legge sul Grano, che limitando le importazioni che avrebbero parzialmente compensato le fluttuazioni della quantità prodotta stabilizzando, almeno in parte, i prezzi, inducevano erronee aspettative sul mantenimento degli alti prezzi convincendo così gli agricoltori a mantenere alta la produzione. 15

4.2. John Stuart Mill : la legge degli sbocchi, la speculazione e il ciclo

Mill, l'ultimo grande esponente della scuola classica e autore dei Principi di Economia politica che hanno per decenni costituito il manuale universitario in uso in Gran Bretagna, si è confrontato a più riprese con le crisi economiche, in particolare nel contesto del dibattito sugli ingorghi del mercato (vedi capitolo Il primo dibattito sulle crisi ). Mill non aveva preso parte, per la sua giovane età, alla controversia, ma fa spesso implicito riferimento alla letteratura in proposito: 16 il suo primo saggio sull'argomento, "Dell'influenza del consumo sulla produzione", è stato scritto pochi anni dopo la scomparsa dei protagonisti del dibattito; 17 le tesi sono state poi riprese e ampliate nei Principi, con l'aggiunta di interessanti osservazioni sul ruolo delle crisi nel processo di accumulazione.

La posizione di Mill è molto interessante per la storia delle teorie del ciclo economico in ragione della sua interpretazione della legge di Say : si tratta di una lettura che non ha corrispondenza nella letteratura contemporanea, anche se poi sarà ripresa a partire dagli anni ottanta dell'Ottocento. 18 Il problema di Mill era quello di conciliare l'evidenza ormai innegabile delle crisi generali di sovrapproduzione, delle quali riconosceva il carattere ricorrente, con la legge degli sbocchi che postulava l'impossibilità di questa eventualità. Mill è consapevole che "la necessità metafisica" dell'equilibrio tra compra e vendita poggia sull'assunzione di "uno stato di baratto" in cui ogni venditore è automaticamente compratore della merce altrui. L'introduzione della moneta permette che "quest'unico atto di scambio si divida in due atti o operazioni separate", così che la compra possa essere effettuata nel momento che più conviene a chi ha incassato il denaro della vendita. All'offerta può dunque non corrispondere immediatamente un'uguale domanda, così che può accadere che , se vi è un'inclinazione generale a differire gli acquisti, sorga una situazione di eccesso generale di produzione. 19 Quest'ultima espressione va intesa non come "produzione eccessiva delle merci in generale", bensì come "ribasso temporaneo del loro valore in relazione alla moneta". Da buon ricardiano, infatti, Mill ritiene che una sovrapproduzione generale sia impossibile, e che l'uso di questa espressione sia indice di confusione terminologica: 20 "Nulla è più vero del fatto che è il prodotto che crea il mercato del prodotto e che ogni aumento di produzione, se distribuito senza errati calcoli tra tutti i tipi di prodotti nella proporzione dettata dall'interesse privato, crea o piuttosto costruisce la propria domanda." 21 Mill, accettando che "colui che vende venda in realtà solo per comprare", 22 ritiene che a lungo termine debba prevalere l'equilibrio fra domanda e offerta, fra produzione e vendita. Gli squilibri, anche nel loro ripetersi periodico, non sono che fenomeni di breve periodo.

La soluzione proposta da Mill sembra basarsi sulla distinzione implicita tra due tipi di moneta: da un lato una `moneta-merce' (moneta metallica o cartamoneta con copertura completa in metalli preziosi), dall'altro la `moneta-credito' (banconote non coperte, cheques, note di credito, e così via). 23 Un sistema basato esclusivamente sull'uso di moneta-merce è sostanzialmente equivalente ad un sistema di baratto: poiché la moneta non è che una merce come le altre, la nozione di sovrapproduzione generale non ha senso, dal momento che nessuno ha convenienza a trattenere inutilizzata alcuna merce. Mill, ritenendo che questo sia lo stato `naturale' (cioè di lungo periodo) del sistema, corrispondentemente nega la possibilità di sovrapproduzione: "In the long run indeed, the money which people lay out will be neither more nor less than the money which they have to lay out". 24 Se, invece, vi è ricorso al credito, è possibile che nascano situazioni in cui l'offerta di moneta, e dunque di mezzi di pagamento, sia scarsa rispetto alle merci in circolazione ad un dato prezzo, così che il livello generale dei prezzi salga. Mill discute il caso immaginando che tutta la moneta sia composta da cheques. In tal caso gli scambi avvengono non tra merci e metalli preziosi, bensì tra merci e un valore che non si possiede ancora, ma che si possiederà (o pensa di possedere) in futuro. Man mano che gli cheques circolano, i pagamenti sono dunque sostituiti da promesse di pagamento. Ciò aumenta il volume di transazioni effettuate senza tuttavia accrescere contemporaneamente i metalli preziosi in circolazione, che pertanto si apprezzano rispetto al resto delle merci. Il meccanismo del credito, dunque, introduce la possibilità di un eccesso di merci in circolazione rispetto ai mezzi di pagamento, ossia la possibilità di una sovrapproduzione generale. 25

Questa possibilità si concretizza, secondo Mill, a causa di eccessi di acquisti speculativi, resi possibili dal fatto che "i calcoli dei produttori e dei commercianti sono necessariamente imperfetti". Mill parte dall'assunto seguente:

ci sono sempre delle merci che sono più o meno in eccesso, e ce ne sono sempre altre che scarseggiano. Se perciò si conoscesse l'intera verità, ci sarebbero sempre delle categorie di produttori che contrarrebbero, anziché estenderle, le loro operazioni. Se tutti si sforzano di estenderle, ciò prova in qualche modo l'esistenza di una illusione generale. La causa più comune di tale illusione è un aumento dei prezzi generale o comunque assai esteso (provocato dalla speculazione o dalla circolazione monetaria) che fa credere a tutti i commercianti di essere sulla via di arricchirsi. Di qui ha origine un reale aumento della produzione che si sviluppa con il progredire della svalutazione, fino a che l'esistenza della svalutazione non viene sospettata [...]. Ma quando l'illusione svanisce e si scopre la verità, quelli che hanno merci relativamente in eccesso devono diminuire la produzione o andare in rovina; e se nel periodo dei prezzi alti hanno costruito stabilmente e installato macchine, probabilmente si pentirano amaramente. ( Mill 1844 , trad. it. pp. 57-58)

Ne risulta un andamento alternato della produzione e dei prezzi: "irragionevoli speranze e irragionevoli paure dominano alternativamente con potere tirannico la maggior parte del mondo mercantile, un'ansia di acquistare e una generale riluttanza ad acquistare si succedono in maniera più o meno marcata a brevi intervalli" (ibidem.). Si tratta dunque essenzialmente di una teoria psicologica del ciclo, nella quale la speculazione gioca un ruolo essenziale nel portare alla crisi: se, giustificatamente o meno, dovesse prevalere l'impressione che la domanda di un gruppo di beni superi l'offerta e che pertanto i prezzi possano aumentare (ciò può accadere, ad esempio, in seguito a qualche evento esogeno come ad esempio l'apertura di nuovi profittevoli mercati o cattivi raccolti 26 ), i commercianti si attendono un aumento dei profitti, e reagiscono ampliando le scorte. 27 Essi inoltrano dunque nuove ordinazioni ai produttori, i quali aprono nuove linee di credito per estendere la propria attività. Ciò accresce notevolmente la quantità di `moneta-credito' in circolazione, contribuendo ad aumentare effettivamente i prezzi. Quando ci si accorge che la tendenza si sta invertendo, gli speculatori non vogliono vendere in un mercato che cede, e richiedono ulteriori crediti per far fronte alla situazione. A questo punto scoppia la crisi, che consiste in un eccesso di beni rispetto alla quantità di domanda monetaria. I prezzi crollano, e in una tale situazione tutti vogliono vendere mentre nessuno vuole acquistare.

Qui, come è stato osservato da più commentatori, il resoconto di Mill diventa insoddisfacente: i prezzi, infatti, salgono e scendono semplicemente per la ragione che stanno salendo o scendendo, 28 mentre non è data alcuna ragione perché l'opinione degli operatori cambi. 29 La descrizione del meccanismo è ben rappresentata da questo passaggio:

When there is a general impression that the price of some commodity is likely to rise, from an extra demand, a short crop, obstructions to importation, or any other cause, there is a disposition among dealers to increase their stocks, in order to profit by the expected rise. This disposition tends in itself to produce the effect which it looks forward to, a rise of price: and if the rise is considerable and progressive, other speculators are attracted, who, so long as the price has not begun to fall, are willing to believe that it will continue rising. These, by further purchases, produce a further advance: and thus a rise of price for which there were originally some rational grounds, is often heightened by merely speculative purchases, until it greatly exceeds what the original grounds will justify. After a time this begins to be perceived; the price ceases to rise, and the holders, thinking it time to realize their gains, are anxious to sell. Then the price begins to decline: the holders rush into the market to avoid a still greater loss, and, few being willing to buy in a falling market, the price falls much more suddenly than it rose. Those who have bought at a higher price than reasonable calculation justified, and who have been overtaken by the revulsion before they had realized, are losers in proportion to the greatness of the fall, and to the quantity of the commodity which they hold, or have bound themselves to pay for. 30

La parziale fuga di Mill dalla legge di Say si traduce dunque in una teoria del ciclo basata essenzialmente sugli errori di previsione e di comportamento da parte degli speculatori e degli uomini d'affari: non, dunque, una caratteristica intrinseca al funzionamento dell'economia capitalistica, ma un suo malfunzionamento. Si tratta di un approccio che nei decenni seguenti ha trovato un certo seguito, come vedremo nei prossimi capitoli.

Questo articolo è apparso in Azione (settimanale di Lugano) il 17 aprile 2002. © Daniele Besomi


1. Miller 1927 , p. 187 (i capitoli 16 e 17 di questo volume, sulle teorie delle cause di cicli e crisi e sulle proposteper mitigarne gli effetti riprendono Miller 1924 ).

2. Miller 1927 , p. 187-89. Selden commentava che "A large portion of the business community are accustomed to look upon the commercial crisis as much as an epidemic od smallpox was regarded before the days of Jenner, --as a mysterious `act of God' which cannot be foreseen or understood, and can only be endured with what fortitude the sufferers are able to command" ( Selden 1902 , p. 293).

3. Miller 1927 , pp. 189-90, dove sono dati numerosi riferimenti ai testi originali pubblicati tra il 1819 e il 1860.

4. Schumpeter 1954 , p. 742.

5. Tra i precedenti occorre citare William Petty (il primo degli economisti classici, nella definizione di Marx: Marx 1867-94 , vol. 1, trad. it. p. 113n), che nel 1662 aveva identificato un ciclo (e aveva utilizzato questo termine) della durata di sette anni nella produzione agricola ( Petty 1662 ).

6. Tooke 1838-57 . In quest'opera Tooke discute di nuovo delle fluttuazioni economiche. Il suo approccio, tuttavia, non è quello di un teorico, ma di un cronista. Manca pertanto una trattazione sistematica delle cause del ciclo. Tanto le crisi quanto gli inizi delle riprese sono discusse individualmente: a volte Tooke attribuisce loro cause endogene, descrivendo una fase (le crisi, in particolare) come reazione alla fase precedente, ma più spesso le collega ad eventi esterni. Per una discussione si veda Link 1959 , pp. 127-47. Per un apprezzamento del fatto che, nonostante il suo metodo, Tooke è riuscito a riconoscere dei cicli si veda Schumpeter 1954 , p. 744.

7. Tooke 1823 , parte I, sezione VII: "Explanation of the causes of extension and contraction of private paper and credit". Per una discussione si veda Arnon 1991 , pp. 74-77. Marx cita Tooke con approvazione per l'enfasi sul ruolo delle condizioni meteorologiche per l'industria moderna: Marx [1862-63] , vol. 2, trad. it. p. 575.

8. "The commercial cycle is ordinarily completed in five or seven years, within which terms it will be found, by reference to our commercial history during the last seventy years, alternate periods of prosperity and depression been experienced" Wade 1833 , p. 211 dell'edizione 1834 (citato in Mitchell 1927 , p. 10). Secondo Schumpeter, "Faulty and inconclusive though his reasoning is, it is of some interest as a primitive instance of an endogenous dynamic model that reproduces alternation of depression and prosperity by virtue of a lagged relation between prices and consumption" ( Schumpeter 1954 , p. 743n).

9. Clarke, un ingegnere che si è occupato di amministrazione tanto in Inghilterra quanto all'estero, sembra essere stato affascinato dalla periodicità nei fenomeni naturali. Nel pamphlet intitolato Physical economy --A preliminary inquiry into the physical laws governing the periods of famine and panic Clarke spiega: "I began in 1832 and 1833, when I saw the dawn of a period of these speculations, which form a close acquaintance with the history of the manias of 1823, 1824 and 1825, I was induced to look upon as a recurrence of the same phenomena. I therefore gave a particular attention to the events of the railway mania of 1835, and [formed] a conviction that the true nature of that epoch was connected with periodical laws. While entertaining these views my attention was directed to the general elementary laws which govern periodical cyclal action, and I wrote a paper on the subject in Herapath's Railway Magazine in 1838. At this time it was my impression that the period of speculation was a period of 10 years, but I was led also to look for a period of thirteen or fourteen years as half a period of twenty-seven or twenty-eight years, and for a period of seven or eight years as the quarter revolution, and I vainly endeavoured to obtain informationon these points from scientific friends, or to collect corroborative facts. In the course of these inquires I looked at the astronomical periods and the meterological theories, without finding anything at all available for my purposes" ( Clarke 1847 , p. 5, citato in Black 1992 , p. 43. Per una discussione sull'approccio di Clarke al ciclo si vedano Black 1992 e Henderson 1992 ).

10. Marx e Englels 1848 , trad. it. p. 33.

11. Una breve rassegna della letteratura sul periodo del ciclo si trova in Jevons 1878 , pp. 222-24 della ripubblicazione in 1884; per la letteratura statunitense si veda Miller 1927 , pp. 192-93.

12. Miller 1927 , p. 195.

13. "The history of what we are in the habit of calling the `state of trade' is an instructive lesson. We find it subject to various conditions which are periodically returning; it revolves apparently in an established cycle. First, we find it in a state of quiescence, --next improvement, --growing confidence,-- propsperity, --excitement, --overtrading, --convulsion, --pressure, --stagnation, --distress, --ending again in quiescence". ( Overstone 1837 )

14. Schumpeter 1954 , p. 744.

15. Wilson 1839 , poi ampliato in Wilson 1840 ; per una discussione si veda Link 1959 , pp. 104-14.

16. Sowell osserva che "Despite these sweeping rejections of the general glut doctrine, there was never a single quotation or page reference in Mill's published writings or correspondence to any discussion of general gluts in Sismondi, Lauderdale, or Malthus --even though his Principles abunded in such references to almost every leading economist of the period, including the glut theorists on other subjects" ( Sowell 1972 , pp. 165-66). Analogamente, Hutchison rileva il dogmatismo nel rifuto della possibilità di sovrapproduzione generale e nota che "the doctrines of Lauderdale, Malthus, Sismondi, and Chalmers, are dismissed as confused and erroneous without any attempt to examine their underlying ideas" ( Hutchison 1953 , p. 351).

17. Il saggio è stato scritto tra il 1829 e il 1831, e pubblicato in Mill 1844 (si veda la nota di edizione alla traduzione italiana, p. xl).

18. Nonostante, secondo Sowell, la lettura milliana dei teorici degli ingorghi non aggiunga nulla di nuovo e anzi per certi versi costituisca un passo indietro rispetto i suoi contemporanei, la stessa cosa non si può affermare riguardo alla sua comprensione delle implicazioni della legge di Say: "Here his ideas evolved in a more sophisticated way which defies easy characterization, and his treatment of the subject in his Essays on Some Unsettled Questions of Political Economy was perhaps the clearest and most advanced presentation in classical economics" ( Sowell 1972 , pp. 142-43). Ulteriore letteratura su questo aspetto è citata in Laidler1988 , pp. 87-88.

19. Mill 1844 , trad. it. pp. 59-60.

20. "Si tratta di una questione puramente terminologica" ( Mill 1844 , trad. it. p. 58). "Ciò che [gli autori impegnati nel dibattito sugli sbocchi] chiamavano sovrabbondanza generale non era una sovrabbondanza di merci in relazione a merci, ma una sovrabbondanza di tutte le merci in relazione alla moneta" (ibid., pp. 60-61).

21. Mill 1844 , trad. it. pp. 61-62; si confronti con l'espressione ricardiana citata nel capitolo Il primo dibattito sulle crisi , Nella prima edizione del suo Traité d'économie politique (1803), Jean-Baptiste Say scriveva: "[nello scambio] il denaro non svolge che un ruolo passeggero. Al termine degli scambi, risulta che i prodotti sono stati pagati con prodotti. Se perciò una nazione ha troppi prodotti di una specie, il mezzo per smaltirli consiste nell'acquistarne di un'altra". Una dichiarazione analoga si trova qualche anno più tardi in Commerce Defended di James Mill (1808, capitolo 6). È poi fatta propria da David Ricardo, il massimo teorico dell'epoca, che nei suoi Principi dell'economia politica e della tassazione scrive: "Il signor Say ha peraltro mostrato, in modo molto soddisfacente, che non c'è quantità di capitale che non possa trovare impiego in un paese, perché la domanda è limitata solo dalla produzione. Nessuno produce se non in vista di consumare o di vendere, e nessuno vende se non ha intenzione di comperare qualche altra merce, che può essergli immediatamente utile o può contribuire alla produzione futura. Con la produzione, quindi, egli diventa necessariamente, o consumatore dei propri beni, o compratore e consumatore dei beni di qualche altra persona" (Ricardo 1817, capitolo 21). .

22. Mill 1844 , trad. it. p. 60. E nei Principles: "Each person's means of paying for the production of other people consists of those which he himself possesses. All sellers are inevitably and ex vi termini buyers" ( 1848 , libro III, cap. 14, § 2).

23. Questa terminologia e la corrispondente interpretazione di Mill sono proposte da Balassa 1959 (si veda anche, seppure meno estesamente, Link 1959 , p. 156). La terminologia di Mill, che parla solo di `moneta' intendendo a volte l'una e a volte l'altra concezione, è a tratti confusa e non sempre facilmente riconducibile alla denominazione di Balassa (ibid., p. 267).

24. Mill 1848 , libro 3, cap. XII, § 2

25. Secondo Hutchison, nonostante ci sia molto da ammirare nel tentativo di Mill, esso rimane comunque caratterizzato da una "profonda e confusa ambivalenza": "What one whishes that Mill (and his followers for several decades subsequently) had done, is to have elucidated more carefully the distinction between those `periods of general excess', the possibility of which `no-one denies' and the periods of `general over-production' when `produce in general increases faster than the demand for it', which is such a monstruous error even to conceive of, and the proof of the impossibility of which had apparently constituted such an amazing intellectual revolution" ( Hutchison 1953 , p. 351).

26. La richiesta di credito "may be produced by anything which, exciting more than usual hopes of profit, gives increased briskness to business. for example, a sudden foreign demand for commodities on a large scale, or the expectation of it; such as occurred on the opening of Spanish America to English trade, and has occurred on various occasions in the trade with the United States. Such occurrences produce a tendency to a rise of price in exportable articles, and generate speculations, sometimes of a reasonable, and (as long as a large proportion of men in business prefer excitement to safety) frequently of an irrational or immoderate character. In such cases there is a desire in the mercantile classes, or in some portion of them, to employ their credit, in a more than usual degree, as a power of purchasing" ( Mill 1848 , libro III, cap. 24, §2).

27. In un saggio scritto quando era appena ventenne, Mill aveva discusso due stadi della speculazione: il primo è condotto dai professionisti, che si accorgono presto della tendenza dei prezzi ad aumentare. Qualora questi operatori sbagliassero per eccesso le loro previsioni, i prezzi aumenterebbero proprio in seguito a questo errore. A questo punto l'accrescimento dei prezzi diventa evidente, tutti si lanciano in attività speculative attratti dagli apparentemente facili guadagni ( Mill 1826 , in 1965. Per una discussione si veda Forget 1990 ).

28. Schumpeter 1954 , p. 747.

29. Forget 1990 , pp. 634-37, e Link 1959 , pp. 158 e 177.

30. Mill 1848 , libro III, cap. 12, §2.


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