La teoria del ciclo di Tugan-Baranowsky nasce dalla necessità politica di contrastare le tesi dei populisti russi, che ritenevano impossibile lo sviluppo del capitalismo in quel paese.
Dopo la morte di Marx un aspetto particolare della sua trattazione delle crisi è stata aspramente dibattuta tra diverse scuole di marxisti in Germania, Austria e Russia: la questione della possibilità di sviluppo o, al contrario, del `crollo' del capitalismo. Utilizzando degli schemi numerici (detti schemi di riproduzione) Marx aveva da un lato evidenziato l'esistenza di limiti intrinseci alla valorizzazione del capitale, e dall'altro aveva indicato come, per mezzo delle crisi economiche e della distruzione di capitale ad esse associata, il capitalismo possa e debba temporaneamente superare le contraddizioni che sono alla base di tali limiti (v. capitolo Marx: la crisi come risoluzione delle contraddizioni del capitalismo ). Il dibattito tra i marxisti si è sviluppato attorno agli schemi di riproduzione: alcuni hanno cercato di eliminare talune delle ipotesi restrittive introdotte da Marx, altri hanno corretto degli errori (spesso presunti) negli schemi, tutti hanno elaborato propri esempi numerici per concludere che il capitalismo gode di illimitate possibilità di sviluppo o che, al contrario, le leggi espresse negli schemi indicano con ferrea certezza l'impossibilità della riproduzione del capitale oltre ad un certo limite e dunque la necessità (e talvolta persino l'imminenza) del crollo definitivo del sistema capitalistico. 1
Il ramo russo di questo dibattito è di particolare interesse per noi, in quanto da esso ha avuto origine "un nuovo modo di pensare al problema" del ciclo economico 2 . La scuola di pensiero `populista', guidata da Vorontsov e Daniel'son, sosteneva che il problema degli sbocchi è insolubile per il capitalismo, a meno che non si faccia ricorso a mercati esteri. Poiché i mercati stranieri erano già monopolizzati dalle potenze economiche più sviluppate, la Russia zarista di fine ottocento, ancora immersa in un sistema feudale, era tagliata fuori. L'unica soluzione possibile avrebbe potuto consistere in una propria via di sviluppo, diversa da quella seguita dall'Europa occidentale.
In contrapposizione ai populisti, i `marxisti legali' russi (Stuve, Bulgakov e Tugan-Baranowsky ) sostenevano che gli sbocchi non costituiscono di per sé un problema per il capitalismo. L'argomentazione, in particolare quella di Tugan, si sviluppa a partire da una rielaborazione degli schemi di Marx. Suddivisa l'economia in tre settori (produttori di beni di consumo per capitalisti, beni di consumo per lavoratori e mezzi di produzione), Tugan costruisce dei modelli in cui gli scambi tra settori soddisfano allo stesso tempo i bisogni materiali (occorre infatti che al termine di ogni periodo produttivo siano disponibili beni di consumo e mezzi di produzione nelle quantità necessarie affinché la produzione possa riprendere ad un ritmo accresciuto) e il bisogno di valorizzazione del capitale (tutti i prodotti trovano un acquirente, il che permette ai capitalisti di trasformare in denaro il plusvalore incorporato nelle merci e di realizzare così i propri profitti). In questi schemi sono dunque soddisfatte sia le condizioni materiali che quelle economiche per la produzione, che può procedere senza intoppi anche a una scala allargata e con una sempre crescente proporzione di beni capitali rispetto ai beni di consumo ( Tugan 1894 , parte seconda capitolo 1). 3
Da questo risultato, Tugan deduce la scorrettezza delle conclusioni dei populisti e più in generale delle teorie delle crisi basate sul sottoconsumo : purché vengano mantenute le proporzioni tra settori che risultano dagli schemi, la produzione può procedere senza limiti, indipendentemente da una eventuale riduzione nella produzione di beni di consumo:
la production capitaliste crée elle-même ses débouchés. Pourvu qu'il soit possible d'étendre la production, pourvu que les forces productrices soient en quantité suffisante, la demande se trouvera étendue dans la même proportion, si la production sociale est proportionellement répartie; car, cette condition réalisée, chaque produit nouveau est une force d'achat nouvelle qui permet d'acquérir d'autre produits. 4
Tugan spinge la propria dimostrazione fino al paradosso, argomentando che la produzione sarebbe possibile anche con un solo lavoratore che mettesse in azione un numero enorme di macchine che producono materie prime e altre macchine:
Una volta che tutti i lavoratori, tranne uno, siano scomparsi e sostituiti da macchine, quest'unico lavoratore metterà in movimento una massa di macchine colossale, e per mezzo di queste produrrà nuove macchine oltre ai mezzi di consumo per i capitalisti.. La classe dei lavoratori scomparirà, ma la sua scomparsa non disturberà minimamente il processo di valorizzazione del capitale. I capitalisti non riceveranno una massa più scarsa di mezzi di consumo. Il prodotto di un anno verrà interamente valorizzato e consumato mediante la produzione ed il consumo dei capitalisti dell'anno successivo. Se poi, per ipotesi, i capitalisti vorranno limitare il loro consumo personale, potranno farlo benissimo; in questo caso anche la produzione di mezzi di consumo per i capitalisti verrà parzialmente a cessare e una parte ancora più ampia del prodotto sociale sarà costituita da mezzi di produzione che serviranno ad un'ulteriore espansione della produzione. ( Tugan-Baranowsky 1905 , trad. it. p. 221)
Nel suo furore critico nei confronti delle teorie del sottoconsumo Tugan a tratti sembra credere che gli schemi da lui elaborati non descrivano solamente una condizione di equilibrio, ma lo svolgimento concreto dello sviluppo capitalistico, come testimoniano diversi passaggi tanto di Les crises industrielles en Engleterre (prima edizione russa 1894) che di Theoretisce Grundlage der Marxismus (1905). Il passaggio citato in precedenza, ad esempio, è preceduto dall'affermazione secondo cui uno schema che contemplasse un solo lavoratore fornirebbe "la prova che la più ampia sostituzione possibile di lavoratori con mezzi di produzione non sia in grado di rendere eccedente una singola unità di valore di questi ultimi" ( Tugan-Baranowsky 1905 , p. 221, corsivo aggiunto).
D'altra parte una spiegazione delle crisi presuppone che l'equilibrio descritto dagli schemi sia periodicamente rotto. Secondo Tugan, ciò accade a causa dell'anarchia della produzione capitalistica, che non è organizzata secondo un piano ma lasciata all'agire individuale di una moltitudine di imprenditori. La proporzionalità tra settori produttivi (alla quale si riduce la condizione di equilibrio) non è dunque garantita. L'eventuale insorgere di una sproporzione si espande, grazie alla stretta interconnessione tra settori produttivi, all'intero sistema economico, determinando una sovrapproduzione generalizzata e trasformandosi così in una crisi vera e propria.
Nel ritenere che la produzione determini il proprio sbocco, Tugan fa propria una componente essenziale della legge di Say (v. capitolo Il primo dibattito sulle crisi ). A differenza di Ricardo , tuttavia, Tugan ritiene che una sproporzione non metta automaticamente in moto dei meccanismi autocorrettivi, ma che al contrario la divergenza dall'equilibrio tenda ad amplificarsi e la sovrapproduzione a diventare generale.
Spiegata in questo modo la possibilità di crisi, rimaneva il problema della approssimativa periodicità con la quale questi fenomeni si manifestano. 5 Tugan affronta la questione a partire da osservazioni empiriche sulle crisi in Inghilterra, la cui descrizione occupa l'intera prima parte del suo trattato. Egli constata, in particolare, una stretta coincidenza tra le fasi del ciclo e l'andamento del prezzo del ferro, che indica un forte aumento della domanda nelle fasi espansive e un'altrettanto decisa riduzione durante le recessioni. Poiché il ferro è la principale materia prima per la costruzione di macchinari, Tugan rafforza la propria convinzione che l'andamento oscillatorio dell'economia dipenda essenzialmente dall'estensione della produzione, che dunque trascina il consumo anziché essere dipendente da esso.
Secondo Tugan il fattore responsabile dell'andamento ciclico è il credito --che, specifica, non causa le crisi (che sono dovute alle sproporzioni) ma si limita ad aggravarle. Più precisamente, il ciclo ha origine nel fatto che il credito fluisce in modo irregolare. I capitali per le attività produttive sono messi a disposizione dai risparmiatori. Alcuni redditi rimangono relativamente costanti nel corso del ciclo, in particolare quelli derivati dalla proprietà; i risparmi accresciuti su questi redditi tendono dunque a essere messi a disposizione degli investitori in modo regolare. Profitti e salari, invece, sono molto soggetti a fluttuazioni cicliche, come pure i risparmi ad essi associati.
La domanda di capitale per investimenti produttivi fluttua pertanto in modo più accentuato di quanto non faccia il capitale a disposizione. La spiegazione del ciclo risiede in questa differenza. Dopo la crisi la domanda di fondi per l'investimento diminuisce drasticamente, mentre l'offerta di risparmi continua a fluire. Questi capitali cercano uno sbocco produttivo, ma non lo trovano e rimangono inutilizzati. La sovrabbondanza di capitali si traduce in una diminuzione del tasso di interesse, quindi del costo del denaro preso a prestito. Ciò contribuisce ad aumentare la pressione sugli investitori: presto o tardi qualche imprenditore cede alla tentazione e trasforma questo capitale disponibile in capitale produttivo. Ciò mette in moto un'estensione generalizzata della produzione: l'attivazione di qualche industria richiede materie prime, macchinari e beni di consumo per i lavoratori impiegati, e costituisce quindi domanda per altri produttori; l'interrelazione tra i vari settori assicura il contagio ( Tugan-Baranowsky 1894 , trad. fr. p. 257). Per qualche tempo la crescita procede indisturbata (Tugan sembra credere che in questa fase le sproporzioni che indubbiamente si manifestano siano riassorbite senza difficoltà), ma i risparmi a disposizione (pur crescendo) non riescono a tenere il passo con l'espansione della domanda di capitali. Il tasso d'interesse cresce, rendendo così gli investimenti sempre meno attrattivi.
Dopo qualche tempo, l'impulso ad investire scema anche a causa dei ritmi interni della produzione. La ripresa è caratterizzata dalla costruzione di grandi imprese --ferrovie, nuove fabbriche, case, e così via. Ma una volta che questi beni sono terminati le nuove imprese diventano più rare, e la domanda di mezzi di produzione inizia a scemare. Ma i produttori di questi mezzi di produzione non possono semplicemente smettere di produrli, in quanto i loro capitali sono immobilizzati nella forma di capitale fisso. La crescita della produzione cessa così di essere proporzionale: la sovrapproduzione in alcuni settori si traduce in blocco della produzione che si trasmette presto, sempre a causa dell'interdipendenza tra settori produttivi, all'intero sistema economico.
Tugan insiste sulla stretta interdipendenza tra la sua teoria degli sbocchi e la teoria del ciclo:
Questa teoria delle crisi è organicamente legata alla teoria degli sbocchi sviluppata [in precedenza: v. sezione Lo sviluppo del capitalismo in Russia ] ... ciascuna di queste due teorie presuppone l'altra: se si accetta la teoria delle crisi si deve accettare anche la sua base logica, la teoria degli sbocchi, anche se questa sembra paradossale ( Tugan-Baranowsky 1894 , trad. it. p. 201).
Le radici profonde della crisi, secondo Tugan, risiedono in tre circostanze. In primo luogo, nell'economia capitalistica non si produce per soddisfare i bisogni ma per ottenere del profitto; ciò si traduce nello scollamento tra produzione e consumo. In secondo luogo, il capitalismo ha la tendenza a estendere illimitatamente la propria produzione. Infine, la produzione è anarchica, non pianificata, così che niente assicura il mantenimento della proporzionalità necessaria affinché la produzione possa crescere anche per scopi diversi dalla soddisfazione dei bisogni. La sproporzione è una possibilità concreta, che si trasforma in crisi generale grazie all'operazione di un meccanismo di amplificazione, basato sull'interdipendenza tra settori che trasmette all'intero sistema sproporzioni settoriali.
1. Per una breve ma efficace rassegna critica di questo dibattito, che mostra come i partecipanti abbiano generalmente frainteso il significato metodologico degli schemi marxiani, si veda Rosdolsky 1973 , capitolo XX. Per una discussione più estesa da parte di una dei partecipanti, Rosa Luxemburg, si veda il suo L'accumulazione del capitale (1912) . Una ripresa moderna del dibattito si trova in Sweezy 1942 , mentre una raccolta di testi in traduzione italiana è data in Colletti 1975 .
2. Hansen 1951 , p. 281.
3. Per una più dettagliata collocazione del pensiero economico di Tugan-Baranowsky nel contesto del `revisionismo' russo si veda Howard e King 1990 .
4. Tougan-Baranowsky 1894 , trad. fr. p. 213.
5. Il problema riguarda il ripetersi delle crisi, più che la loro regolarità cronologica: "Le cycle industriel peut s'étendre et se rétrécir, selon les conditions économiques concrètes du moment historique. Aussi peut-on, de premier abord, considérer comme fausses toutes les théories qui veulent voir dans le retour des crises un phénomène régi par une loi mathématique" ( Tugan-Baranowsky 1894 , trad. fr. p. 247).