Per Veblen il ciclo è stato un fenomeno transitorio, caratteristico della metà dell'Ottocento. Nell'ultimo quarto del secolo esso è stato sostituito da una depressione cronica, causata da alcune caratteristiche dello sviluppo dell'organizzazione produttiva.
Nonostante Thorstein Veblen abbia dedicato poche pagine alla questione dei cicli e delle crisi, il suo punto di vista è interessante per la nostra discussione. Da un lato Veblen propone temi che si ritrovano in autori successivi, da Wesley Mitchell , che di Veblen è stato allievo e che si rifà espressamente al suo maestro nell'impostazione del proprio lavoro e sviluppandone il suggerimento sulla centralità del profitto nella determinazione del movimento ciclico (vedi capitolo Wesley Mitchell: Il ciclo, un fenomeno simmetrico ), a Hyman Minsky, che ha indipendentemente raggiunto conclusioni simili ad alcuni degli spunti di Veblen 1 (di questo autore si discuterà in un capitolo successivo). Dall'altro, l'interpretazione di Veblen del fenomeno ciclico presenta alcuni spunti originali su cui conviene soffermarsi.
Le prime osservazioni di Veblen relative al ciclo riguardano il fenomenod ella sovraproduzione. Riprendendo l'interpretazione proposta da A. D. Wells (1889), secondo cui per sovraproduzione occorre intendere un eccesso di produzione rispetto alla domanda ad un prezzo rimunerativo, Veblen ne sviluppa un'implicazione immediata: il prezzo non è rimunerativo se gli imprenditori non riescono a realizzare il profitto ritenuto `normale' 2 sul capitale da loro investito. Su questa base, Veblen abbozza una teoria delle crisi basata sull'andamento dei profitti, più precisamente sull'insorgere di una divergenza tra la valutazione nominale del capitale e quella effettiva: la prima è basata sulla capitalizzazione passata, che gli imprenditori calcolano sulla base del saggio di profitto che consideravano acquisito quando hanno effettuato l'investimento originario, la seconda sul valore presente del capitale, calcolato a partire dalla capacità attuale di guadagno o sul costo di sostituzione del capitale. Veblen conclude, senza argomentare per esteso, che "una depressione industriale significa, principalmente, un riaggiustamento dei valori. Si tratta fondamentalmente di un fatto psicologico". 3
Il tema è sviluppato e affinato nel capitolo 7 ("Teoria del moderno benessere") di The theory of business enterprise ( 1904 ). La premessa di Veblen, poi condivisa dagli studiosi appartenenti all'indirizzo istituzionalista, è che la crisi, come ogni fenomeno economico, deve essere interpretato nel contesto dell'`ordine economico' nel quale avviene. È dunque necessario distinguere tra le crisi che si manifestavano nelle organizzazioni economiche pre-capitalistiche e quelle che caratterizzano il capitalismo moderno. Tanto in epoca feudale quanto in epoca mercantile, gli occasionali disturbi allo svolgimento regolare della vita economica erano riconducibili o a disastrosi `atti divini' (per esempio stagioni agricole disastrose) o ad altrettanto perniciosi atti umani (come guerre o eccessi di esazione fiscale). Successivamente, quando l'organizzazione della produzione ha cessato perseguire lo scopo della soddisfazione diretta delle necessità materiali dei proprietari terrieri per essere volta alla produzione di profitto, si sono create le condizioni perché disturbi locali al sistema dei prezzi potessero propagarsi rapidamente e diffusamente attraverso l'intero sistema economico. Un'alternanza tra crisi, depressioni e esaltazioni ha cessato di essere il risultato di eventi casuali per divenire "parte del corso regolare degli affari". 4 Tuttavia, negli ultimi due decenni dell'Ottocento in seguito all'ulteriore sviluppo del sistema industriale la situazione sembra essere evoluta nel senso di un progressivo allungamento e approfondimento delle crisi e delle depressioni, così che "non sembra più essere nella natura delle cose che un'onda di depressione necessariamente provochi come reazione un periodo di euforia commerciale". Nella prospettiva di Veblen la situazione si è dunque rovesciata rispetto all'epoca preindustriale: "Under the more fully developed business system as it has stood during the close of the century dull times are, in a way, the the course of nature; whereas brisk times are an exceptional invention of man or a rare bounty of Providence." 5
L'evoluzione del fenomeno è dunque legata allo sviluppo dell'organizzazione produttiva, e deve essere corrispondentemente studiata affrontando il problema non "dal lato dei fenomeni industriali coinvolti --i fatti meccanici della produzione e del consumo-- ma dal lato dell'impresa d'affari [`business enterprise' --da cui il titolo del libro] --i fenomeni dei prezzi, dei guadagni e della capitalizzazione". 6 Occorre dunque muovere dallo stimolo originario all'attività economica, il profitto, e dai mezzi per perseguire questo fine: l'investimento
I profitti sono misurati come percentuale sul capitale investito, e quest'ultimo è capitalizzato in base ai guadagni che da esso si possono trarre: la base è il saggio corrente di interesse, vale a dire quanto si potrebbe guadagnare se si prestasse il capitale ad altri, cui si aggiungono considerazioni sui cambiamenti attesi nella capacità dell'impianto di rendere un profitto, il che dipende dal prezzo che si potrà realizzare per il prodotto. Questo non è unicamente funzione dalle decisioni dell'imprenditore, in quanto ogni impresa è legata alle altre in una intricata rete di relazioni interindustriali che riguarda non solo acquisti e vendite di materie prime e semilavorati e la concorrenza sui medesimi mercati sia per le forniture che per lo smercio dei prodotti, ma anche reciproche concessioni di credito, sia sotto forma di prestiti che di dilazioni di pagamento, di anticipazioni o di contratti a scadenza futura.
La natura di questi legami rende relativamente facile spiegare la prosperità e la crisi. Le fasi di elevata attività produttiva nascono da qualche evento favorevole 7 che dà luogo ad un aumento dei prezzi in un settore industriale. Gli imprenditori di quel ramo cercheranno di approfittarne espandendo la propria produzione, cosa che richiede l'ordinazione di materie prime e macchinari presso altri rami industriali. Le conseguenze dell'evento favorevole si trasmettono così rapidamente da una branca produttiva all'altra, generalizzandosi all'intero sistema economico: si tratta sostanzialmente, sottolinea Veblen, di un fenomeno psicologico. Questo movimento è accompagnato e accentuato da interventi speculativi (sui quali, tuttavia, Veblen non si sofferma 8 ), e prolungato dalla stipulazione di innumerevoli impegni a scadenza futura che mantengono elevata la domanda dei mezzi di produzione necessari al rispetto di questi contratti. Gli alti prezzi che ciò comporta inducono gli imprenditori a prospettare alti profitti, e perciò a continuare ad investire. La prosperità, dunque, fino ad un certo punto procede cumulativamente, nutrendosi dei propri effetti: i prezzi, infatti, per qualche tempo avanzano più rapidamente dei costi di produzione, dando luogo ad un `vantaggio differenziale' che ha essenzialmente due cause. In primo luogo, le industrie che si trovano più lontane dall'evento favorevole che determina il primo aumento dei prezzi reagiscono con ritardo, così che i loro prezzi (che non sono altro che i costi per materie prime e semilavorati di altre industrie) crescono più lentamente. In secondo luogo, i salari (cioè il costo del lavoro) progrediscono lentamente rispetto ai prezzi.
Ad un certo punto qualche industria si trova a perdere il vantaggio differenziale che le aveva permesso di entrare nella fase prospera, in particolare perché l'aumento dei costi ha superato l'incremento dei prezzi. Veblen non si dilunga sulle ragioni di questo atto finale della prosperità, limitandosi a citare l'incremento dei salari che ha luogo alla fine della ripresa che erode la differenza tra ricavi e costi:
An era of prosperity does not commonly an increase of wages until the era is about to close. The advance of wages in such a case is not only a symptom indicating that the season of prosperity is passing, but it is a business factor which must by its own proper effect close the season of prosperity as soon as the advance in wages becomes somewhat general. Increasing wages cut away the securest ground of that differential price on which an era of prosperity runs. 9
Quando questo accade, per quell'industria le prospettive di profitto diminuiscono o addirittura si intravedono delle perdite. Da un lato ciò significa una riduzione o un annullamento dei nuovi investimenti e l'incapacità di far fronte ai propri debiti, innescando così un processo a catena che riflette al contrario le vie di diffusione della fase prospera, amplificato però dall'incapacità generale di ripagare i debiti a causa dell'impossibilità di riscuotere i crediti. D'altro canto, gli imprenditori devono ricalcolare il valore attuale dei loro investimenti passati in base ai guadagni attesi, per scoprire di aver acquistato capitali in eccesso rispetto al profitto che sono capaci di generare. Il valore dei titoli azionari, che riflette le capacità di guadagno della corrispondente impresa, crolla, privando l'impresa stessa di liquidità. A questo punto, per innescare una catastrofe generalizzata basta che nel processo di declino sia coinvolta qualche impresa o settore relativamente importante, tale da coinvolgere l'intera rete dei crediti reciproci. La crisi consiste nel processo accelerato di liquidazione che nasce da una tale situazione.
Nel 1904 Veblen riteneva di poter considerare il ciclo come un fenomeno ormai esaurito, che ha lasciato il posto ad una fase di stagnazione persistente. Per gli anni tra il 1816 e il 1873 si poteva effettivamente parlare di un movimento ciclico approssimativamente periodico, che può essere spiegato in termini della discrepanza tra capitalizzazione e capacità di guadagno:
A crisis, under this early nineteenth-century situation, was an abrupt collapse of capitalized values, in which the capitalization was not only brought to the level of the earning-capacity which the investments would have shown in quiet times, but appreciably below that level. The efficiency and the reach of the machine industry in the production of productive goods was not then so great as to lower the cost of their production rapidly enough to overtake the shrinkage in capitalization and so prevent the latter from rising again in response to the stimulus of a relatively high earning-capacity. The shock-effect of the liquidation passed off before the cheapening of the means of production had time to catch up with the shrinkage of capitalization due to the crisis, so that after the shock-effect had passed there still remained an appreciable under-capitalization as a sequel of the period of liquidation. Therefore there did not result a persistent unfavorable discrepancy between capitalization and earning-capacity, with a consequent chronic depression. On the other hand, the earning-capacity of investments was high relatively to their reduced capitalization after the crisis. Actual earning-capacity exceeded the nominal earning-capacity of industrial plants by so appreciable a margin as to encourage a bold competitive advance and a sanguine financiering on the part of the various business men, so soon as the shock of the liquidation had passed and business had again fallen into settled channels. But such a bold competitive advance means the beginning of an extension of credit and a speculative movement in industry [...]. This movement has a cumulative character [...] and its outcome is an inflation of capitalization and a large extension of credit, which normally ends in a period of liquidation. 10
In questo periodo, il ciclo era la forma in cui manifestava consuetamente il processo produttivo. Veblen sostiene che la fase di liquidazione era sempre scatenata da qualche disturbo estraneo al funzionamento del sistema; tuttavia, man mano che la fase di prosperità procedeva, la grandezza dei disturbi esogeni necessari per innescare la crisi era via via minore. 11 Ma con l'accrescersi dell'efficienza nella produzione di mezzi di produzione è venuto a mancare lo stimolo alla ripresa dopo la fase di liquidazione, in quanto il ritmo di diminuzione dei costi degli impianti ha superato quello della liquidazione del vecchio capitale, impedendo così di invertire il rapporto tra capitalizzazione e capacità di guadagno degli impianti.
Nell'ultimo quarto dell'Ottocento la situazione si è dunque capovolta: 12 non è più la crisi a richiedere un evento esterno per scatenarsi, bensì la prosperità. Da un lato,
since the seventies the ordinary course of affair in business, when undisturbed by transient circumstances extraneous to the industrial system proper, has been chronic depression.
with increasing persistency, chronic depression has been the rule rather than the exception in business. 13
Seasons of easy times, `ordinary prosperity,' during this period are pretty uniformly traceable to specific causes extraneous to the process of industrial business proper. [...] If the outside stimulus from which the present prosperity takes its impulse be continued at an adequate pitch, the season of prosperity may be prolonged; otherwise there seems little reason to expect any other outcome than a more or less abrupt and searching liquidation. 14
Questo ribaltamento nella prospettiva trova una controparte analitica nel duplice effetto dell'accresciuta efficienza nella produzione di beni capitali: da un lato essa rende la depressione incapace di eliminare le forze che l'hanno generata, e dall'altro rende instabile la fase di prosperità, rendendo ogni investimento superato prima ancora che i macchinari entrino in funzione:
Suppose prices of finished goods to be stable or to vary by inconsequential fluctuations, negligible for purposes of the argument, and suppose the rate of interest to be in a similarly negligible position. In other words, suppose such a condition as the business community would recognize as ordinary, normal, sound, without ground for pronounced hopes or fears. Under modern circumstances, dominated as the modern situation is by the machine industry, such a state of affairs is unstable, even apart from any disturbance of an extraneous kind. It is unstable by virtue of the forces at work in its own process, and these forces, on the whole, make for a progressive change in the direction of depression. 15
La prosperità, non potendo nascere dalle ceneri della depressione, richiede un evento esterno; e anche se una causa esogena riuscisse a generare una fase espansiva, essa sarebbe instabile e non potrebbe mantenersi a lungo: "in order to keep up the season of prosperity for an adequate number of years the stimulus would have to be gradually increased." 16
Questo articolo è apparso in Azione (settimanale di Lugano) il 25 settembre 2002. © Daniele Besomi .
1. Si vedano ad esempio Phillips 1989 e Whalen 1989 .
2. "[T]he customary rate of profit, [...] the `ordinary profit', in the sense of what the business community accepts as the proper or adequate rate of profits for the time being" ( Veblen 1892 , p. 489).
3. "[A]n industrial depression means, mainly, a readjustment of values. It is primarily, to a very great extent, a psychological fact" ( Veblen 1892 , p. 166).
4. Veblen 1904 , ristampa 1958, pp. 88-89.
5. Veblen 1904 , ristampa 1958, pp. 89-90.
6. Veblen 1904 , ristampa 1958, p. 90. Veblen critica i teorici delle crisi per essere partiti con il piede sbagliato: "The solutions attempted have commonly proceeded by an analysis of industrial life apart from business enterprise; that it to say, they have sought to explain the occurrence of crises under the old-fashioned `natural economy' or `money economy' under which crises do not normally occur." Come esempio, Veblen cita (pp. 206-7) Tugan-Baranowsky (vedi capitolo Tugan Baranowsky: sproporzioni e credito ), che ritiene la moneta e i prezzi fattori irrilevanti per una teoria delle crisi: "He thereby commits himself to the position that these crises are phenomena of the material process of economic life (production and consumption), not of business traffic. Hence the ultimate failure of this acute observer and theoretician to reach a tenable solution of the question". Veblen sostiene anche che ciò si applica sostanzialmente pure a Marx (con riferimento al terzo volume del Capitale): ma, come abbiamo visto, Marx è ben consapevole del ruolo della moneta e dei profitti nella genesi e nello sviluppo delle crisi (vedi sezioni La possibilità di crisi e La necessità delle crisi ).
7. "A period of prosperity [...] has its beginning in some specific combination of circumstances. It takes its rise from some favorable disturbance of the course of business" ( Veblen 1904 , ristampa 1958, p. 95). Come si vedrà meglio nella sezione La stagnazione come stato normale del sistema , questa affermazione comporta un radicale capovolgimento di prospettiva nell'interpretazione del ciclo.
8. Veblen 1904 , ristampa 1958, p. 116-17.
9. Lo spazio limitato dedicato al punto di svolta ha lasciato ampi margini per lo sfogo della creatività degli interpreti delle riflessioni di Veblen sulle crisi e le depressioni. Ad esempio Sweezy (1958) attribuisce la causa della depressione al progresso tecnologico, Arrow (1975) all'accumulazione dei debiti, Walker (1977) ai fallimenti a catena provocati dai cambiamenti tecnologici e dalla sovracapitalizzazione. Mouhammed (1994) insiste invece sul ruolo dei salari e della conflittualità nella distribuzione del reddito. Va rilevato che Veblen non aveva la necessità logica di espandere questo aspetto della sua riflessione, in quanto la soluzione è implicita nella sua riflessione sull'instabilità della fase di prosperità di cui si renderà conto nella sezione La stagnazione come stato normale del sistema .
10. Veblen 1904 , ristampa 1958, p. 119.
11. "[T]he extraneous disturbance requisite to bring such a speculative movement to a head will be slighter the farther the movement has gone; so that in the earlier stages of a given period of inflation a liquidation could be brought on only by some relatively violent disturbance, whereas at a higher phase of speculative inflation a relatively slight disturbance would suffice." ( Veblen 1904 , ristampa 1958, p. 119).
12. Vedremo in un prossimo capitolo come il prolungarsi delle fasi depressive in questo periodo sia stato interpretato in un diverso quadro concettuale, come fase decrescente di un `ciclo lungo'.
13. Veblen 1904 , ristampa 1958, pp. 121 e 120, rispettivamente.
14. Veblen 1904 , ristampa 1958, p. 120. Si veda anche il passaggio citato in nota "A period of prosperity [...] has its beginning in some specific combination of circumstances. It takes its rise from some favorable disturbance of the course of business" (Veblen 1904, ristampa 1958, p. 95). Come si vedrà meglio nella sezione 11.3, questa affermazione comporta un radicale capovolgimento di prospettiva nell'interpretazione del ciclo. .
15. Veblen 1904 , ristampa 1958, p. 109, corsivo aggiunto.
16. Veblen 1904 , ristampa 1958, p. 120.